Ediland Meeting 2017

Sfide e idee per l’industria dell’editoria e della stampa

Bologna, Centro congressi Hotel Savoia Regency

19-20 settembre 2017

Materiali disponibili

Il resoconto dei lavori e l’elenco dei partecipanti

Gli sponsor di Ediland Meeting 2017

Indirizzi di saluto – Gianni Paolucci, Presidente ASIG

Trend dell’industria editoriale nel mondo – Sergio Vitelli, ASIG

La crisi ci obbliga a ripensare i prodotti e i modelli di business

La filiera della diffusione verso nuovi modelli – Giuseppe Orlando, Amministratore Delegato, Press-Di

FCP-Federazione Concessionarie Pubblicità: focus sul mercato pubblicitario

Tavola Rotonda: opportunità e rischi del business digitale

  • Coordinatore: Marco Pratellesi, AGI
  • Claudio Giua, Gruppo GEDI
  • Massimo Pietro Colombo, Il Sole 24 Ore
  • Massimo Barsotti, EidosMedia
  • Carlo Caporizzi, GMDE
  • Federico Marturano, Atex Global Media
  • Giancarlo Vanoni, Tecnavia
  • Alessandro Vento, D-Share

Tavola Rotonda: Nuove idee e nuove soluzioni per la razionalizzazione del processo produttivo

Il Rapporto 2017 sull’industria italiana dei quotidiani – Salvatore Curiale, ASIG

La nuova legge sull’editoria e gli ammortizzatori sociali di settore – Francesco Cipriani, FIEG

Tavola Rotonda: i nuovi scenari delle relazioni industriali

  • Coordinatore: Gianni Paolucci, ASIG
  • Alberto Di Giovanni, Osservatorio Tecnico “Carlo Lombardi”
  • Flavio Zuin, Rotopress International
  • Alessandro Serrau, Poligrafici Editoriale
  • Francesco Cipriani, FIEG
  • Luigi Pezzini, FISTEL-CISL

A breve il Wall Street Journal solo in digitale fuori dagli USA?

Secondo il Financial Times, il quotidiano finanziario USA Wall Street Journal starebbe pensando di sospendere la produzione di copie cartacee al di fuori degli Stati Uniti, per concentrarsi sugli abbonamenti digitali. Verrebbero inoltre abolite le copie omaggio e le vendite in blocco agli alberghi. Non sarebbe ancora stato deciso se continuare ad inviare le copie a quegli abbonati che preferiscono ricevere una copia fisica del quotidiano.

In Asia il quotidiano, edito dalla Dow Jones del gruppo News Corp, sta seguendo un approccio similare, ma si sta discutendo la possibilità di una joint venture per la stampa in un grande mercato regionale. In Australia alcune pagine del Wall Street Journal sono pubblicate all’interno del quotidiano The Australian, anch’esso pubblicato dal gruppo editoriale di Rupert Murdoch.

Dow Jones non ha voluto commentare queste voci, ed ha emesso un comunicato ufficiale: “Stiamo esaminando costantemente l’equilibrio tra stampa e digitale in un momento in cui vediamo una forte crescita della domanda dei clienti per il digitale. Nell’ultimo anno, gli abbonamenti digitali al WSJ sono più che raddoppiati in Asia e sono cresciuti del 48 per cento in Europa”.

Per approfondire

Agcom: torna a crescere nel 2016 l’industria italiana delle comunicazioni

Nella relazione annuale dell’Agcom, presentata l’11 luglio scorso dal Presidente dell’autorità Marcello Cardani, è possibile trovare una fotografia nitida dello stato dell’industria delle comunicazioni nel nostro Paese, che dopo anni di difficoltà torna a crescere ma che mantiene ancora al proprio interno numerose criticità. Di seguito i punti più importanti della relazione (news ANSA)

  • Dopo la casa è il vasto settore delle comunicazioni la seconda voce di spesa delle famiglie italiane. Nel 2016, dopo 10 anni di ininterrotta contrazione, la spesa di famiglie e imprese in servizi tlc è tornata a crescere, con un incremento di circa l’1%, rispetto ad un calo dell’1,8% nel 2015. Per telecomunicazioni, televisione, radio, quotidiani e periodici, servizi postali e altri servizi di comunicazione online, la spesa media annua rappresenta così “la seconda spesa delle famiglie dopo la casa. La quota prevalente è destinata alla linea/scheda telefonica e all’accesso a Internet su reti fisse e mobili, seguita da servizi e prodotti audiovisivi in diverse modalità, dall’acquisto di quotidiani e periodici e infine dai servizi postali. Di fronte alla contrazione dei ricavi dai tradizionali servizi voce (-7,6%), continuano a crescere le risorse derivanti dai servizi dati (+5,6%). Nel 2016 si registra così per la prima volta il “sorpasso” dei ricavi da servizi dati su quelli da servizi voce.
  • L’Italia è ancora al penultimo posto della classifica Ue di utilizzo di Internet, nonostante la percentuale della popolazione che usa il web sia cresciuta di 3 punti percentuali nel 2016, arrivando al 60%. Il web è utilizzato meno della media Ue per acquisti, servizi bancari e video on demand), nella media per social network, mentre unico indice sopra la media è il consumo di contenuti digitali (musica, video, giochi online). Sostanziali risultano le differenze generazionali: se nella fascia più anziana della popolazione (65-74 anni) solo 33 individui su 100 accedono a Internet, nella fascia più giovane (14-34 anni) tale percentuale sale al 92%. Tra gli individui che dispongono di una connessione, più del 70% di essi si collegano praticamente ogni giorno, percentuale che cresce per le fasce di età più giovani, le quali mostrano anche una maggiore propensione a connettersi fuori casa. Gli adulti over 50 dedicano più tempo ai video e all’informazione (quotidiani digitali, news online), mentre quelli nella fascia 16-24 alla comunicazione, soprattutto social, al gioco e alla musica.
  • La copertura nazionale con reti a banda ultralarga fa un deciso balzo in avanti nel 2016 – dal 41% delle unità abitative nel 2015 al 72% lo scorso anno – consentendo all’Italia un sostanziale avvicinamento agli obiettivi dell’Agenda digitale europea. La percentuale di popolazione abbonata a reti a banda ultralarga passa dal 5% nel 2015 al 12% nel 2016, collocandoci al 25 posto della classifica europea e ben al di sotto del valore medio di utilizzazione, che nella media Ue è del 37%.
  • Nel 2016 il mercato dei media registra ricavi per 14,9 miliardi, il 49% da investimenti pubblicitari, il 37% da vendita di servizi e il 14% da canone e contributi pubblici. La tv mostra nel 2016 i più evidenti segni di ripresa, tornando ad attestarsi sopra gli 8 miliardi di euro, con oltre l’80% dei ricavi in capo a Rai e Mediaset per le tv generalità, e il 77% del gruppo 21st Century Fox/Sky Italia nella pay tv, con Fininvest/Mediaset è al 21%. I ricavi pubblicitari per mezzo subiscono una contrazione del 7% negli ultimi cinque anni, ad eccezione della pubblicità online che cresce del 27%. Il comparto chiude, tuttavia, il 2016 in rialzo rispetto al 2015 (+5%), con risultati diversi: quotidiani e periodici registrano una riduzione del valore delle risorse pubblicitarie (-6%), la radio e la televisione una ripresa, più contenuta per la radio.
  • La stampa è il settore che evidenzia i segnali di maggiore sofferenza, e i quotidiani continuano a mostrare il declino strutturale: i ricavi complessivi nel 2016 calano del 6,6%, con una riduzione maggiore dei ricavi pubblicitari (-7,7%) rispetto a quelli derivanti da vendita di copie, inclusi i collaterali (-6%)). I ricavi dall’utente sono scesi dai 1,119 miliardi del 2015 a 1,052 miliardi nel 2016 (-6%), mentre quelli da pubblicità sono calati dell’8%, dagli 817 milioni del 2015 ai 754 milioni del 2016. Si assiste allo strutturale decremento delle copie cartacee, la cui dinamica è da anni caratterizzata da un inarrestabile declino pari al 43% nel quinquennio 2011-2016. E si evidenziano le difficoltà degli editori a valorizzare il prodotto tradizionale nel mondo digitale: le copie digitali, che costituiscono circa il 12% del totale delle copie vendute, rappresentano solo il 6% dei ricavi.
  • Google e Facebook insieme “detengono ben oltre il 50% dei ricavi netti da pubblicità online”, che complessivamente per il 2016 si attestano su un valore stimato pari a 1,9 miliardi di euro. La ripartizione degli investimenti in pubblicità online per device a livello mondiale negli ultimi cinque anni indica una crescita della spesa riferibile agli apparecchi mobili, rispetto alla pubblicità veicolata attraverso desktop, che è passata dal 25% nel 2014 al 42% nel dato previsionale per il 2016.
  • Le fake news sono un fenomeno di estrema gravità per sul quale non basta l’autoregolamentazione dei colossi web, occorre un robusto intervento normativo. Per Cardani “depone a favore di un intervento normativo la preoccupazione per l’eccessivo potere delle piattaforme online. Ci si chiede, infatti, come sia possibile fidarsi della promessa dei colossi del web di sviluppare algoritmi finalizzati a rimuovere le informazioni false e virali se questi stessi colossi sono anche i principali ‘utilizzatori’ gratuiti dell’informazione attraverso i motori di ricerca e la gestione degli algoritmi che determinano la gerarchia delle preferenze. Inoltre, sembra legittimo dubitare che, in assenza di un controllo esterno e terzo, questi operatori siano disponibili a sacrificare i ricchi introiti pubblicitari a favore di costi per il contenimento dei danni in reputazione”.
  • Emerge chiaramente un netto scivolamento della professione giornalistica verso la precarizzazione, un gender gap – sia negli aspetti puramente remunerativi, sia nell’avanzamento di carriera – e la presenza di forti barriere all’ingresso per le nuove generazioni. La riduzione delle risorse disponibili (-24% ricavi per il settore negli ultimi cinque anni), unitamente alle perdite generate dalla maggiore difficoltà di gestione dei diritti d’autore delle news online ha comportato una riduzione degli investimenti e, non solo una contrazione, ma anche un peggioramento, dell’occupazione”.
  • Il nuovo contratto di servizio Rai dovrà  “definire con chiarezza la base su cui Rai dovrà operare, sia nei servizi/prodotti verso i consumatori che pagano il canone, sia rispetto alle attività commerciali ed editoriali svolte nel mercato libero. Sarà decisivo, rispetto al passato, delineare perimetro e gradi di libertà in cui Rai potrà muoversi con una logica imprenditoriale concorrenziale, non dimenticando la missione prevalente di servizio pubblico”.

Scarica la Presentazione del Presidente Agcom

Scarica la relazione annuale 2017 dell’Agcom

Il Gruppo GEDI tra i vincitori del Digital News Initiative di Google

Due progetti  di GEDI Gruppo Editoriale sono tra i vincitori del terzo round di finanziamento del Fondo per l’innovazione della Digital News Initiative promossa da Google. Nel complesso con il terzo round vengono finanziati 107 progetti in 27 Paesi che riceveranno, in totale, oltre 21 milioni di euro.

Il primo progetto è stato realizzato dal Secolo XIX, e consiste in un «Journalist Digital Assistant», in grado di suggerire  contenuti/informazioni/fonti, funzionando come un complemento aggiuntivo del processo editoriale gestito dal giornalista.

Il secondo progetto, realizzato dalla Divisione digitale di GEDI si chiama invece «Thriving News» e consiste in una piattaforma che permetterà alle redazioni di gestire la mole giornaliera di lavoro in un modo più innovativo ed efficiente e di distribuire i contenuti editoriali sulle pagine social più appropriate.

Per approfondire

Un “libro bianco” sulla comunicazione digitale in Italia

Il 27 giugno scorso è stato presentato alla stampa, nello spazio di Officina 22, il “Libro Bianco sulla comunicazione digitale”. Otto associazioni – Assocom, Fcp, Fedoweb, Fieg, Iab, Netcomm, Unicom e Upa – hanno dato vita, con uno sforzo di intesa, ad una pubblicazione che vuole essere una concreta risposta alla diffusa richiesta di certezze, chiarezza e fiducia nel mondo digitale. Un impegno fatto di comune accordo sulla comunicazione digitale che affronta molte questioni complesse.

Le otto associazioni sintetizzano un universo composito, in rappresentanza di advertiser, agenzie creative e media, concessionarie, publisher, società di ad tech e merchant, in una parola il mondo della comunicazione.

Si è prodotto un vademecum utile, una guida solida, una mappa di regole generali destinata a tutta la industry che verrà aggiornata costantemente (è previsto un tavolo permanente che semestralmente si confronti e produca nuovo materiale dove necessario) per rispondere alle evoluzioni tecnologiche e di mercato.

Il Libro Bianco tratta di sei argomenti (il settimo sulla trasparenza dell’uso dei dati personali verrà edito successivamente ed è legato alle nuove regole sulla privacy a livello europeo di futura entrata in vigore): viewability sia come regole (misuratori certi terzi indipendenti, report standard per facilitare la lettura dei dati) che come criteri; trasparenza della filiera in particolare del programmatic, in quanto più recente e complessache ingloba competenze media, tecnologia e gestione dati fino alla trasparenza dei flussi finanziari;  user experience attraverso la misurazione condivisa degli ad blocker e alle motivazioni che portano a questo fenomeno, porgendo un occhio di attenzione nel rispetto verso i cittadini/utenti internet; ad fraud e brand safety/brand policy perché la lotta alle frodi e ai finanziamenti illeciti attraverso la pubblicità deve diventare la norma. Infine gli investimenti pubblicitari, per offrire una sintesi e un punto di riferimento per chi investe e per disporre di informazioni attendibili e corrette.

Per approfondire

Scarica il “Libro Bianco sulla comunicazione digitale”