Google segnala i siti a rischio per gli ad blocker

In vista dell’introduzione a partire dal 2018 sul proprio browser Chrome di un sistema di “ad blocking”, che blocca cioè i messaggi pubblicitari ritenuti fastidiosi o troppo invasivi, Google ha rilasciato un elenco di siti considerati “a rischio”, che potrebbero cioè essere bloccati dal sistema di ad block.

Google ha individuato circa 700 siti, sui 100.000 finora verificati, con lo stato “failing”, cioè che verrebbero bloccati dal nuovo software. Il problema più diffuso (96% dei casi nel caso dei siti desktop, 54% per quelli mobili) è la pubblicità pop-up, seguito dai video che si avviano da soli e gli annunci pubblicitari che si aprono prima dell’apertura della pagina richiesta.

Tra i siti a rischio, vi sono numerosi siti di giornali quotidiani e di organizzazioni editoriali. Tra gli altri, Forbes; The Orlando Sentinel, The Sun-Sentinel, Los Angeles Times, Chicago Sun-Times, The Jerusalem Post, The San Diego Union-Tribune, Baltimore Sun, Chicago Tribune, The Christian Science Monitor, the U.K. Independent,  New York Daily News, Salt Lake Tribune.

Google ha annunciato che, una volta che il nuovo browser con il sistema di ad block verrà rilasciato nel 2018, ritirerà le inserzioni pubblicitarie dai siti che entro 30 giorni dalla notifica della violazione non saranno rientrati nei parametri fissati dalla cosiddetta Coalition for Better Ads, una alleanza tra operatori della pubblicità della quale fanno parte tra gli altri Unilever, GroupM, The Washington Post, della quale Google è membro fondatore, che si propone di “ripulire” la pubblicità digitale.

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In calo la diffusione nei dati ADS a Giugno 2017

Nonostante un incremento della tiratura complessiva a 3,7 milioni di copie giornaliere, i livelli diffusionali certificati da ADS per il mese di giugno 2017 si collocano per la prima volta al di sotto dei 2,4 milioni di copie giornaliere per la diffusione cartacea, con un calo dell’1,4% rispetto al mese di maggio e del 9,8% rispetto al mese di giugno del 2016.

In calo anche la diffusione digitale. A giugno le copie digitali diffuse giornalmente sono state 334.568, in calo dell’1,6% rispetto al mese di maggio, il primo dopo il varo del nuovo regolamento per il conteggio delle copie digitali multiple.

Al primo posto per diffusione complessiva si conferma il Corriere della Sera con 308.275 copie, ma perde il 7,4% nel cartaceo e il 4,5% nel digitale. Al secondo posto con 229.882 copie Repubblica, che rispetto a maggio perde l’1% nel digitale e guadagna il 4,5% nel cartaceo. Segue la Gazzetta dello Sport con 181.981 copie (-8,6% complessivo su maggio) e La Stampa con 174.314 copie (+3%).

I quotidiani che hanno avuto le performance migliori rispetto a maggio sono stati il Nuovo Quotidiano di Puglia con +7,9%, il Corriere dello Sport-Stadio e la Nuova di Venezia e Mestre, entrambi con un aumento del 7%.

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Il taglio dei costi riporta in utile RCS dopo 9 anni

La semestrale al 30 giugno di RCS Mediagroup si è chiusa con un fatturato di 471,7 milioni di euro, in calo del 6,4% rispetto ai 504,1 milioni del 30 giugno 2016. Calo a doppia cifra sia per i ricavi pubblicitari (212,5 milioni, -10%) che per quelli diffusionali (172,8 milioni, -10,6%), mentre hanno fatto registrare un incremento del 15,5% a 86,4 milioni i ricavi diversi, grazie soprattutto alla maggiore valorizzazione dei diritti televisivi del Giro d’Italia ed al buon andamento in Spagna delle attività televisive e di scommesse.

Nonostante il calo dei ricavi, il margine operativo lordo è più che raddoppiato rispetto al 2016 (69 milioni contro 33,9), grazie al taglio dei costi operativi e del costo del lavoro, che nel complesso hanno inciso per 398,5 milioni, in calo di quasi il 15% rispetto ai 466,7 milioni al 30 giugno 2016. La lieve riduzione degli ammortamenti (25 milioni contro 27,6) ha ulteriormente migliorato il risultato operativo, che è stato pari a 44 milioni contro i 6,3 di un anno fa.

In lievissimo calo, infine, l’indebitamento finanziario netto, che è passato in un anno da 366,1 a 363,2 milioni di euro.

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