Boldrini: «La politica è l’arte del futuro»

«Se la politica è l’arte del futuro, allora non può non prendere in considerazione il provvedimento sulla cittadinanza, che guarda al futuro». La presidente della Camera Laura Boldrini parla a tutto campo della legge sullo ius soli temperato e ius culturae, dell’Europa, dell’accoglienza ai migranti, intervenendo alla giornata finale della Festa di Avvenire, organizzata dalla diocesi di Monreale, dall’associazione culturale “Così, per… passione!” e dalla redazione del quotidiano. Nella Chiesa madre di Terrasini gremita, la Boldrini ha presentato il suo libro “La comunità possibile” e offerto la sua interpretazione della virtù della Fortezza, rispondendo alle domande del direttore Marco Tarquinio e dell’inviato de La “Repubblica” Roberto Petrini.

Centrale il dibattito sulla legge approvata dalla Camera e ora ferma al Senato: «Sgombriamo il campo da equivoci, perché su questo tema c’è chi alimenta confusione e paure. La riforma della legge sulla cittadinanza non dice che diventano italiani tutti coloro che arrivano nel nostro Paese – chiarisce la Boldrini –. Al contrario pone condizioni ben precise: diventa cittadino italiano solo chi è nato qui da genitori con regolare permesso di soggiorno di lunga durata o chi è arrivato da noi prima dei 12 anni e ha già completato un percorso di studi di almeno cinque anni. La cittadinanza arriva solo se il minore è passato attraverso le varie tappe. È perciò nell’interesse della collettività che questi giovani diventino buoni cittadini». E attacca: «Chi ci guadagna a escludere questi giovani? Solo chi vuole alimentare la paura e l’odio. In Italia c’è chi, per mestiere, fomenta l’odio. Ecco, questi non devono avere la meglio». Mostra sicurezza: «Alcuni dicono che si perdono le elezioni se si dà la possibilità ad alcuni giovani di far parte della società, ma, in realtà, si perdono se prevale la subalternità e se si tradiscono i cittadini».

Ma non nasconde l’amarezza per i continui attacchi ricevuti sui social: «Non è bello vivere sapendo che tanti vorrebbero farti fuori in tutti i sensi e ti buttano addosso quintali di odio, sconcezze e bestialità a sfondo sessuale. Ma abbiamo il dovere di andare avanti. Sono in una posizione importante e sono portatrice di alcuni valori che mi hanno portata a essere eletta. Non ci sarà minaccia che mi farà indietreggiare di un millimetro. Noi siamo in tanti, loro sono in pochi e gridano. Dobbiamo portare avanti un impegno, ci guadagniamo tutti nell’avere un Paese più coeso e più inclusivo».

Guardando all’Europa aggiunge: «Abbiamo visto che il populismo non è invincibile. I populisti hanno paura di tutto: di chi viene da lontano, dell’Europa, del futuro. Chi ha paura non sa dare risposte a problemi concreti».

Ad accogliere la presidente della Camera, il sindaco di Terrasini Giosuè Maniaci e l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, che ha ribadito la necessità di promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’incontro, con senso di responsabilità. «Non possiamo immaginare che tutto il peso dell’immigrazione debba gravare esclusivamente sull’Italia e sulla Grecia – avverte Pennisi — a una concezione dell’Europa chiusa ed egoista che punta solo sulla sicurezza, bisogna sostituire nella coscienza popolare una Comunità europea aperta, coraggiosa, protesa ad uno sviluppo integrale e alla costruzione della pace e della solidarietà tra i popoli. È tempo che l’Unione Europea rompa gli indugi per una politica comune nella gestione dei flussi migratori, che armonizzi le varie legislazioni nazionali, vada al di là dell’emergenza e veda gli Stati membri uniti in un’azione di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di provenienza. Su questi temi è necessario un approccio globale».

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Boldrini: «La politica è l’arte del futuro»

«Se la politica è l’arte del futuro, allora non può non prendere in considerazione il provvedimento sulla cittadinanza, che guarda al futuro». La presidente della Camera Laura Boldrini parla a tutto campo della legge sullo ius soli temperato e ius culturae, dell’Europa, dell’accoglienza ai migranti, intervenendo alla giornata finale della Festa di Avvenire, organizzata dalla diocesi di Monreale, dall’associazione culturale “Così, per… passione!” e dalla redazione del quotidiano. Nella Chiesa madre di Terrasini gremita, la Boldrini ha presentato il suo libro “La comunità possibile” e offerto la sua interpretazione della virtù della Fortezza, rispondendo alle domande del direttore Marco Tarquinio e dell’inviato de La “Repubblica” Roberto Petrini.

Centrale il dibattito sulla legge approvata dalla Camera e ora ferma al Senato: «Sgombriamo il campo da equivoci, perché su questo tema c’è chi alimenta confusione e paure. La riforma della legge sulla cittadinanza non dice che diventano italiani tutti coloro che arrivano nel nostro Paese – chiarisce la Boldrini –. Al contrario pone condizioni ben precise: diventa cittadino italiano solo chi è nato qui da genitori con regolare permesso di soggiorno di lunga durata o chi è arrivato da noi prima dei 12 anni e ha già completato un percorso di studi di almeno cinque anni. La cittadinanza arriva solo se il minore è passato attraverso le varie tappe. È perciò nell’interesse della collettività che questi giovani diventino buoni cittadini». E attacca: «Chi ci guadagna a escludere questi giovani? Solo chi vuole alimentare la paura e l’odio. In Italia c’è chi, per mestiere, fomenta l’odio. Ecco, questi non devono avere la meglio». Mostra sicurezza: «Alcuni dicono che si perdono le elezioni se si dà la possibilità ad alcuni giovani di far parte della società, ma, in realtà, si perdono se prevale la subalternità e se si tradiscono i cittadini».

Ma non nasconde l’amarezza per i continui attacchi ricevuti sui social: «Non è bello vivere sapendo che tanti vorrebbero farti fuori in tutti i sensi e ti buttano addosso quintali di odio, sconcezze e bestialità a sfondo sessuale. Ma abbiamo il dovere di andare avanti. Sono in una posizione importante e sono portatrice di alcuni valori che mi hanno portata a essere eletta. Non ci sarà minaccia che mi farà indietreggiare di un millimetro. Noi siamo in tanti, loro sono in pochi e gridano. Dobbiamo portare avanti un impegno, ci guadagniamo tutti nell’avere un Paese più coeso e più inclusivo».

Guardando all’Europa aggiunge: «Abbiamo visto che il populismo non è invincibile. I populisti hanno paura di tutto: di chi viene da lontano, dell’Europa, del futuro. Chi ha paura non sa dare risposte a problemi concreti».

Ad accogliere la presidente della Camera, il sindaco di Terrasini Giosuè Maniaci e l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, che ha ribadito la necessità di promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’incontro, con senso di responsabilità. «Non possiamo immaginare che tutto il peso dell’immigrazione debba gravare esclusivamente sull’Italia e sulla Grecia – avverte Pennisi — a una concezione dell’Europa chiusa ed egoista che punta solo sulla sicurezza, bisogna sostituire nella coscienza popolare una Comunità europea aperta, coraggiosa, protesa ad uno sviluppo integrale e alla costruzione della pace e della solidarietà tra i popoli. È tempo che l’Unione Europea rompa gli indugi per una politica comune nella gestione dei flussi migratori, che armonizzi le varie legislazioni nazionali, vada al di là dell’emergenza e veda gli Stati membri uniti in un’azione di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di provenienza. Su questi temi è necessario un approccio globale».

A Terrasini la prudenza, questa sconosciuta

La prudenza, questa sconosciuta: oggi per lo più (fra)intesa come cautela che non disturba i poteri forti, in realtà è la virtù cardinale che predica discernimento di ciò che è giusto e quindi coraggio nelle decisioni. Nella Bibbia la prudenza è addirittura il dono della sapienza che scende da Dio. Prudenti, dunque, dovrebbero essere innanzitutto chi governa la Cosa pubblica e naturalmente chi fa informazione. In due parole: politici e giornalisti.

Per questo l’altra sera a Cinisi, nella seconda giornata della Festa di Avvenire, ispirata dall’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi e organizzata dall’Associazione culturale “Così… per passione”, ne avrebbero dovuto dialogare il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il popolare giornalista televisivo (e docente di Etica ed Economia) Paolo Del Debbio. Assente il primo, il punto di vista della politica è stato trattato da Giangiacomo Palazzolo, giovane sindaco di Cinisi che, “in una Sicilia così assistenzialista da costringere i piccoli comuni a finanziare un numero esorbitante di dipendenti pubblici (Cinisi ne ha più dell’intera provincia di Torino)”, sperimenta tutti i giorni la fatica di una politica “prudente” e schietta.

Accusata spesso di essere populista, la tivù targata Del Debbio va avanti per la sua strada dando voce alle piazze e ai problemi stringenti delle periferie, “e se questo è populismo me ne vanto” ha dichiarato il giornalista. Refrattario alle ipocrisie di chi attribuisce al mercato tutti i mali del pianeta, aggiusta il tiro: “Disastri bancari, questione ambientale e povertà derivano certamente da un mercato malato, ma dietro c’è una classe politica incompetente, la vera colpevole”. Un esempio? I tanto decantati accordi internazionali di Parigi sul clima: “Chi non li rispetterà dovrà autocertificarlo. Ve la vedete la Cina che si autodenuncia? E poi non è prevista sanzione”.

La mancanza dei pubblici poteri trasuda dunque dalle sue trasmissioni “sia con governi di destra che di sinistra. Nel 2012 esordii con il caso Fiorito e la giunta Polverini. Berlusconi mi convocò perché qualcuno voleva la mia testa: la prenda, Cavaliere, gli dissi, ma io racconto i veri guai della gente. Perché la mia piazza sarebbe populista e quella di Santoro illuminata?”. Conscio della responsabilità che ha l’informazione nel provocare anche razzismo e violenza, Del Debbio ha interrotto la sua trasmissione quotidiana perché “era troppo, sarei passato per un aizza-popolo e non lo sono, io voglio solo dare voce a chi non l’ha”. Persino le donne che hanno affittato l’utero: “Ne ho ospitate tre e hanno raccontato un dramma… Sono stato richiamato dall’Ordine dei giornalisti: c’è un problema di lobby molto potente”.

Come confermato da Marco Tarquinio, direttore di Avvenire: “La più grande ‘prudenza’, cioè coraggio, che dobbiamo avere è maneggiare la nostra umanità, soprattutto quella fragile”.

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A Terrasini la prudenza, questa sconosciuta

La prudenza, questa sconosciuta: oggi per lo più (fra)intesa come cautela che non disturba i poteri forti, in realtà è la virtù cardinale che predica discernimento di ciò che è giusto e quindi coraggio nelle decisioni. Nella Bibbia la prudenza è addirittura il dono della sapienza che scende da Dio. Prudenti, dunque, dovrebbero essere innanzitutto chi governa la Cosa pubblica e naturalmente chi fa informazione. In due parole: politici e giornalisti.

Per questo l’altra sera a Cinisi, nella seconda giornata della Festa di Avvenire, ispirata dall’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi e organizzata dall’Associazione culturale “Così… per passioneâ€, ne avrebbero dovuto dialogare il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il popolare giornalista televisivo (e docente di Etica ed Economia) Paolo Del Debbio. Assente il primo, il punto di vista della politica è stato trattato da Giangiacomo Palazzolo, giovane sindaco di Cinisi che, “in una Sicilia così assistenzialista da costringere i piccoli comuni a finanziare un numero esorbitante di dipendenti pubblici (Cinisi ne ha più dell’intera provincia di Torino)â€, sperimenta tutti i giorni la fatica di una politica “prudente†e schietta.

Accusata spesso di essere populista, la tivù targata Del Debbio va avanti per la sua strada dando voce alle piazze e ai problemi stringenti delle periferie, “e se questo è populismo me ne vanto†ha dichiarato il giornalista. Refrattario alle ipocrisie di chi attribuisce al mercato tutti i mali del pianeta, aggiusta il tiro: “Disastri bancari, questione ambientale e povertà derivano certamente da un mercato malato, ma dietro c’è una classe politica incompetente, la vera colpevoleâ€. Un esempio? I tanto decantati accordi internazionali di Parigi sul clima: “Chi non li rispetterà dovrà autocertificarlo. Ve la vedete la Cina che si autodenuncia? E poi non è prevista sanzioneâ€.

La mancanza dei pubblici poteri trasuda dunque dalle sue trasmissioni “sia con governi di destra che di sinistra. Nel 2012 esordii con il caso Fiorito e la giunta Polverini. Berlusconi mi convocò perché qualcuno voleva la mia testa: la prenda, Cavaliere, gli dissi, ma io racconto i veri guai della gente. Perché la mia piazza sarebbe populista e quella di Santoro illuminata?â€. Conscio della responsabilità che ha l’informazione nel provocare anche razzismo e violenza, Del Debbio ha interrotto la sua trasmissione quotidiana perché “era troppo, sarei passato per un aizza-popolo e non lo sono, io voglio solo dare voce a chi non l’haâ€. Persino le donne che hanno affittato l’utero: “Ne ho ospitate tre e hanno raccontato un dramma… Sono stato richiamato dall’Ordine dei giornalisti: c’è un problema di lobby molto potenteâ€.

Come confermato da Marco Tarquinio, direttore di Avvenire: “La più grande ‘prudenza’, cioè coraggio, che dobbiamo avere è maneggiare la nostra umanità, soprattutto quella fragileâ€.

A Terrasini la virtù della fede secondo Staglianò

«La Fede che opera per mezzo della Carità è la vera fede, altrimenti è morta». È il cuore della riflessione di monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto, sulla prima delle virtù teologali, che ha aperto ieri pomeriggio la Festa di Avvenire, organizzata nella diocesi di Monreale dall’associazione culturale ‘Così, per..passione!’ di Terrasini e dall’ufficio diocesano Comunicazioni sociali, con la redazione di Avvenire. Presenti nella Chiesa Madre di Terrasini l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, e il direttore del quotidiano, Marco Tarquinio.

«L’estetizzazione del cattolicesimo ha anestetizzato il cristianesimo» afferma con forza Staglianò, richiamando le grandi urgenze della nostra società, dall’accoglienza dei migranti al lavoro, senza dimenticare che «la Fede è dono dello Spirito Santo e che cerca l’intelligenza dell’uomo». Il vescovo di Noto, citando e canticchiando i testi di celebri canzoni pop, che diventano strumento di catechesi, enumera un esempio dopo l’altro i tanti segni di scollamento che spesso distrugge il rapporto tra vita e Fede: il fermarsi al devozionismo, alla commozione davanti ai personaggi del Presepe o al Cristo in croce, senza pensare a quello che concretamente si può fare per l’altro che vive accanto, approda sulle coste, attraversa difficoltà: «Quando il cattolicesimo fu svuotato dal cristianesimo, divenne una religione violenta. Ha Fede solo chi assomiglia a Gesù Cristo». «Considerate la vostra semenza… per seguir virtute e canoscenza », dalla Divina Commedia, è il filo conduttore del fitto programma fino a domenica. Ieri sera si è parlato anche di Prudenza con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il giornalista Paolo De Debbio.

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A Terrasini la virtù della fede secondo Staglianò

«La Fede che opera per mezzo della Carità è la vera fede, altrimenti è morta». È il cuore della riflessione di monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto, sulla prima delle virtù teologali, che ha aperto ieri pomeriggio la Festa di Avvenire, organizzata nella diocesi di Monreale dall’associazione culturale ‘Così, per..passione!’ di Terrasini e dall’ufficio diocesano Comunicazioni sociali, con la redazione di Avvenire. Presenti nella Chiesa Madre di Terrasini l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, e il direttore del quotidiano, Marco Tarquinio.

«L’estetizzazione del cattolicesimo ha anestetizzato il cristianesimo» afferma con forza Staglianò, richiamando le grandi urgenze della nostra società, dall’accoglienza dei migranti al lavoro, senza dimenticare che «la Fede è dono dello Spirito Santo e che cerca l’intelligenza dell’uomo». Il vescovo di Noto, citando e canticchiando i testi di celebri canzoni pop, che diventano strumento di catechesi, enumera un esempio dopo l’altro i tanti segni di scollamento che spesso distrugge il rapporto tra vita e Fede: il fermarsi al devozionismo, alla commozione davanti ai personaggi del Presepe o al Cristo in croce, senza pensare a quello che concretamente si può fare per l’altro che vive accanto, approda sulle coste, attraversa difficoltà: «Quando il cattolicesimo fu svuotato dal cristianesimo, divenne una religione violenta. Ha Fede solo chi assomiglia a Gesù Cristo». «Considerate la vostra semenza… per seguir virtute e canoscenza », dalla Divina Commedia, è il filo conduttore del fitto programma fino a domenica. Ieri sera si è parlato anche di Prudenza con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il giornalista Paolo De Debbio.

Terrasini, al via la Festa di Avvenire sulle virtù

Le virtù e la loro bellezza, ovvero la bellezza delle virtù. Di quelle teologali (fede, speranza e carità) che esistono e resistono, in particolar modo per chi ha formazione spirituale e vive in relazione con Dio, ma anche di quelle cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), che sembrano essere scomparse nella società attuale. «Considerate la vostra semenza…per seguir virtute e canoscenza» di dantesca memoria è il filo conduttore del fitto programma di incontri, catechesi, celebrazioni e approfondi- menti, che da oggi a domenica animerà la Festa di Avvenire, organizzata nella diocesi di Monreale dall’associazione culturale ‘Così, per..passione!’ di Terrasini e dall’ufficio diocesano Comunicazioni sociali, con la redazione del quotidiano e il direttore Marco Tarquinio.

Le riflessioni sulle virtù teologali saranno affidate a monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto (Fede), nella Chiesa Madre di Terrasini, oggi alle 18; a monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale (Speranza), nella Chiesa Ecce Homo di Cinisi, domani alle 18; a monsignor Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina (Carità), al santuario Beata Maria di Gesù Santocanale di Cinisi, sabato alle 10. Di virtù cardinali si parlerà invece con laici impegnati in politica e nel mondo delle professioni. Si comincia questa sera con il sindaco di Palermo, Leoluca Orando, e col giornalista Paolo Del Debbio, con un dibattito sulla Prudenza, alle 21, nell’atrio del Palazzo dei Benedettini a Cinisi. Domani alle 21, a Torre Alba a Terrasini, sarà Mauro Berruto, allenatore di pallavolo italiano, già tecnico della nazionale, a parlare di Temperanza. Su ‘Giustizia, corruzione e mafia’ verterà la tavola rotonda di sabato alle 18, al Palazzo arcivescovile di Monreale, con la partecipazione, tra gli altri, di monsignor Pennisi, di monsignor Silvano Tomasi, segretario delegato del dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, Antonino Di Matteo, magistrato della Direzione nazionale antimafia, Vittorio V. Alberti, filosofo.

Domenica alle 19,30, nella Chiesa madre di Terrasini sarà ospite la presidente della Camera, Laura Boldrini, sul tema della fortezza. La conclusione alle 21 con un concerto e la consegna del premio ‘Una vita… per passione’ allo scrittore Ferdinando Camon.

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Terrasini, al via la Festa di Avvenire sulle virtù

Le virtù e la loro bellezza, ovvero la bellezza delle virtù. Di quelle teologali (fede, speranza e carità) che esistono e resistono, in particolar modo per chi ha formazione spirituale e vive in relazione con Dio, ma anche di quelle cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), che sembrano essere scomparse nella società attuale. «Considerate la vostra semenza…per seguir virtute e canoscenza» di dantesca memoria è il filo conduttore del fitto programma di incontri, catechesi, celebrazioni e approfondi- menti, che da oggi a domenica animerà la Festa di Avvenire, organizzata nella diocesi di Monreale dall’associazione culturale ‘Così, per..passione!’ di Terrasini e dall’ufficio diocesano Comunicazioni sociali, con la redazione del quotidiano e il direttore Marco Tarquinio.

Le riflessioni sulle virtù teologali saranno affidate a monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto (Fede), nella Chiesa Madre di Terrasini, oggi alle 18; a monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale (Speranza), nella Chiesa Ecce Homo di Cinisi, domani alle 18; a monsignor Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina (Carità), al santuario Beata Maria di Gesù Santocanale di Cinisi, sabato alle 10. Di virtù cardinali si parlerà invece con laici impegnati in politica e nel mondo delle professioni. Si comincia questa sera con il sindaco di Palermo, Leoluca Orando, e col giornalista Paolo Del Debbio, con un dibattito sulla Prudenza, alle 21, nell’atrio del Palazzo dei Benedettini a Cinisi. Domani alle 21, a Torre Alba a Terrasini, sarà Mauro Berruto, allenatore di pallavolo italiano, già tecnico della nazionale, a parlare di Temperanza. Su ‘Giustizia, corruzione e mafia’ verterà la tavola rotonda di sabato alle 18, al Palazzo arcivescovile di Monreale, con la partecipazione, tra gli altri, di monsignor Pennisi, di monsignor Silvano Tomasi, segretario delegato del dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, Antonino Di Matteo, magistrato della Direzione nazionale antimafia, Vittorio V. Alberti, filosofo.

Domenica alle 19,30, nella Chiesa madre di Terrasini sarà ospite la presidente della Camera, Laura Boldrini, sul tema della fortezza. La conclusione alle 21 con un concerto e la consegna del premio ‘Una vita… per passione’ allo scrittore Ferdinando Camon.