L’amore di Luciani per la comunicazione

Si è svolto ieri il secondo appuntamento della “Festa della comunicazione in montagna” in diocesi di Belluno-Feltre, organizzata da “Avvenire” in collaborazione con il settimanale “L’Amico del Popolo”. Dopo la tappa di Cortina d’Ampezzo, è stata la volta di Canale d’Agordo.

Una dovuta devozione nel paese natale di Papa Luciani, che presto sarà beato. L’incontro è iniziato con la celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Renato Marangoni, in felice coincidenza con la festa liturgica di santa Maria Maddalena, l’«apostola degli apostoli ». Proprio a lei – sottolinea il Vescovo – il Risorto parla del «Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Una rivelazione del volto di Dio, che richiama il sorprendente annuncio di Giovanni Paolo I: Dio «è papà; più ancora è madre».

Poi il momento pubblico con il ritratto di Luciani come appassionato comunicatore. Una passione cominciata molto presto, sotto l’ala di don Filippo Carli, il parroco che fu suo maestro di fede e di vita pastorale. L’attività di pubblicista di Luciani è stata ampiamente studiata durante il processo canonico, individuando i testi, spesso non firmati, che lui redigeva per il settimanale diocesano. Curioso scoprire le pagine pungenti con cui il giovane sacerdote metteva in guardia i lettori dalla propaganda dei socialisti.

Stefania Falasca, vicepostulatrice ed editorialista di “Avvenire”, ha ricordato come negli anni Settanta Luciani fosse considerato una delle penne più brillanti dell’episcopato italiano. Spesso i suoi articoli venivano vergati su un inginocchiatoio davanti al tabernacolo nella cappella del patriarchio veneziano.

Intensa la testimonianza del direttore Marco Tarquinio, incentrata sui temi di attualità. Poiché con la penna si può fare del bene, i giornalisti cattolici hanno gli stessi doveri degli altri, ma vogliono fare i giornalisti amando. L’identità di “Avvenire” è come quella di una comunità, in cui l’editore non dà ordini di scuderia, se non quello di “fare la verità”.

Così raccontare i bizantinismi della politica italiana è difficile: ne abbiamo prova in questi drammatici giorni parlamentari. «Carità è dire con chiarezza le responsabilità, proprio perché oggi nessuno vuole assumersi la responsabilità di questa crisi di governo» ha detto Tarquinio.

Proprio “Avvenire” ha voluto essere – fin dalla sua fondazione – un giornale radicato nella realtà italiana, ma aperto sul mondo e quindi etimologicamente “cattolico”: sua ambizione è far capire anche il mondo agli italiani. L’incontro è stato concluso dal vescovo che, riprendendo l’idea di un giornale comunità, ha ricordato la coesione che vedeva legati insieme Luciani e il vescovo Bortignon, da cui Marangoni venne ordinato diacono.

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L’amore di Luciani per la comunicazione

Si è svolto ieri il secondo appuntamento della “Festa della comunicazione in montagna†in diocesi di Belluno-Feltre, organizzata da “Avvenire†in collaborazione con il settimanale “L’Amico del Popoloâ€. Dopo la tappa di Cortina d’Ampezzo, è stata la volta di Canale d’Agordo.

Una dovuta devozione nel paese natale di Papa Luciani, che presto sarà beato. L’incontro è iniziato con la celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Renato Marangoni, in felice coincidenza con la festa liturgica di santa Maria Maddalena, l’«apostola degli apostoli ». Proprio a lei – sottolinea il Vescovo – il Risorto parla del «Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Una rivelazione del volto di Dio, che richiama il sorprendente annuncio di Giovanni Paolo I: Dio «è papà; più ancora è madre».

Poi il momento pubblico con il ritratto di Luciani come appassionato comunicatore. Una passione cominciata molto presto, sotto l’ala di don Filippo Carli, il parroco che fu suo maestro di fede e di vita pastorale. L’attività di pubblicista di Luciani è stata ampiamente studiata durante il processo canonico, individuando i testi, spesso non firmati, che lui redigeva per il settimanale diocesano. Curioso scoprire le pagine pungenti con cui il giovane sacerdote metteva in guardia i lettori dalla propaganda dei socialisti.

Stefania Falasca, vicepostulatrice ed editorialista di “Avvenireâ€, ha ricordato come negli anni Settanta Luciani fosse considerato una delle penne più brillanti dell’episcopato italiano. Spesso i suoi articoli venivano vergati su un inginocchiatoio davanti al tabernacolo nella cappella del patriarchio veneziano.

Intensa la testimonianza del direttore Marco Tarquinio, incentrata sui temi di attualità. Poiché con la penna si può fare del bene, i giornalisti cattolici hanno gli stessi doveri degli altri, ma vogliono fare i giornalisti amando. L’identità di “Avvenire†è come quella di una comunità, in cui l’editore non dà ordini di scuderia, se non quello di “fare la veritàâ€.

Così raccontare i bizantinismi della politica italiana è difficile: ne abbiamo prova in questi drammatici giorni parlamentari. «Carità è dire con chiarezza le responsabilità, proprio perché oggi nessuno vuole assumersi la responsabilità di questa crisi di governo» ha detto Tarquinio.

Proprio “Avvenire†ha voluto essere – fin dalla sua fondazione – un giornale radicato nella realtà italiana, ma aperto sul mondo e quindi etimologicamente “cattolicoâ€: sua ambizione è far capire anche il mondo agli italiani. L’incontro è stato concluso dal vescovo che, riprendendo l’idea di un giornale comunità, ha ricordato la coesione che vedeva legati insieme Luciani e il vescovo Bortignon, da cui Marangoni venne ordinato diacono.

Parolin e la lezione di papa Luciani: la Chiesa parla con la forza della fede

Quattrocentosettanta pagine per 34 giorni di pontificato. La Fondazione vaticana ‘Giovanni Paolo I’ ha pubblicato i testi e di documenti di Giovanni Paolo I, Beato il prossimo 4 settembre, colmando una lacuna negli studi che esisteva dalla morte di Luciani, nel 1978. Già l’estensione del volume indica che il Magistero di papa Luciani «non è stato il passaggio di una meteora. Seppure il governo di Luciani non ha potuto dispiegarsi nella storia, egli ha concorso decisamente a rafforzare il disegno di una Chiesa che, con il Concilio, è risalita alle sorgenti e dalla sua fonte evangelica si piega così a servire il mondo, facendosi prossima alle realtà umane e alla loro sete di carità».

Sono le parole del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, che ha voluto presentare il libro ieri sera a Cortina d’Ampezzo, nella rassegna culturale Una montagna di libri coordinata da Francesco Chiamulera. Parolin ha annunciato che, in occasione della beatificazione di Luciani, il volume verrà dato in omaggio ai vescovi italiani. Si stagliano nell’azzurro e indicano il cielo le vette dolomitiche, dal Cristallo al Pomagagnon, di Cortina d’Ampezzo.

Parolin affronta i sei volumus, i sei ‘Vogliamo’, del radiomessaggio pronunciato dal nuovo Papa all’indomani dell’elezione, il 27 agosto 1978: proseguire nel solco del Concilio Vaticano II, mantenere incontaminata la grande disciplina della Chiesa, ammonire la Chiesa che il suo primo dovere è l’evangelizzazione, sforzarsi nell’impresa ecumenica, continuare la via del dialogo con tutta l’umanità, rendere sicura la pace e diffonderla. Sono altrettante vette nella carta geografica della Chiesa nel mondo che papa Luciani ha lasciato, come un esploratore adocchia nuove terre, appena abbozzate del suo pontificato. Di esse però alcuni tratti sono rimasti nitidi: sono quelli della Chiesa povera al servizio dei poveri, della collegialità episcopale (30 agosto), degli appelli alla pace in Medio Oriente (10 settembre).

E Parolin conclude: «Il mondo non si attende programmi politici dalla Chiesa, né una scelta di blocchi o frontiere, ma il coraggio della prudenza, la parresia di parlare ai potenti con la forza della fede, della santità, della preghiera. Le armi che più contano! Le sole armi efficaci in un’epoca travagliata, che anche oggi, sotto i deliri di potenza, sotto l’aridità, sotto l’indifferenza nasconde una sete illimitata di giustizia, di pace, di spiritualità. E di queste armi ci ha reso incancellabile testimonianza il governo pastorale di Albino Luciani – Giovanni Paolo I».

La vicepresidente della fondazione Stefania Falasca ha pure dato rilievo alla scientificità del libro edito dalla fondazione, che ha esaminato anche appunti e block notes del Papa (alcune immagini della ricerca sono state proiettate dall’archivista Flavia Tudini). Falasca parla di sermo humilis in Luciani: dal parroco di Forno di Canale (oggi Canale d’Agordo), dove Luciani nacque nel 1912, ai suoi insegnanti nel Seminario di Feltre, a Giovanni XXIII che lo consacrò Vescovo, tutti gli raccomandarono di farsi capire. Ecco che Luciani può essere patrono della comunicazione nella Chiesa. La platea degli interventi ha visto anche il vescovo di Belluno-Feltre Renato Marangoni, il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e dell’Amico del Popolo (settimanale diocesano di Belluno Feltre) Carlo Arrigoni.

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Parolin e la lezione di papa Luciani: la Chiesa parla con la forza della fede

Quattrocentosettanta pagine per 34 giorni di pontificato. La Fondazione vaticana ‘Giovanni Paolo I’ ha pubblicato i testi e di documenti di Giovanni Paolo I, Beato il prossimo 4 settembre, colmando una lacuna negli studi che esisteva dalla morte di Luciani, nel 1978. Già l’estensione del volume indica che il Magistero di papa Luciani «non è stato il passaggio di una meteora. Seppure il governo di Luciani non ha potuto dispiegarsi nella storia, egli ha concorso decisamente a rafforzare il disegno di una Chiesa che, con il Concilio, è risalita alle sorgenti e dalla sua fonte evangelica si piega così a servire il mondo, facendosi prossima alle realtà umane e alla loro sete di carità».

Sono le parole del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, che ha voluto presentare il libro ieri sera a Cortina d’Ampezzo, nella rassegna culturale Una montagna di libri coordinata da Francesco Chiamulera. Parolin ha annunciato che, in occasione della beatificazione di Luciani, il volume verrà dato in omaggio ai vescovi italiani. Si stagliano nell’azzurro e indicano il cielo le vette dolomitiche, dal Cristallo al Pomagagnon, di Cortina d’Ampezzo.

Parolin affronta i sei volumus, i sei ‘Vogliamo’, del radiomessaggio pronunciato dal nuovo Papa all’indomani dell’elezione, il 27 agosto 1978: proseguire nel solco del Concilio Vaticano II, mantenere incontaminata la grande disciplina della Chiesa, ammonire la Chiesa che il suo primo dovere è l’evangelizzazione, sforzarsi nell’impresa ecumenica, continuare la via del dialogo con tutta l’umanità, rendere sicura la pace e diffonderla. Sono altrettante vette nella carta geografica della Chiesa nel mondo che papa Luciani ha lasciato, come un esploratore adocchia nuove terre, appena abbozzate del suo pontificato. Di esse però alcuni tratti sono rimasti nitidi: sono quelli della Chiesa povera al servizio dei poveri, della collegialità episcopale (30 agosto), degli appelli alla pace in Medio Oriente (10 settembre).

E Parolin conclude: «Il mondo non si attende programmi politici dalla Chiesa, né una scelta di blocchi o frontiere, ma il coraggio della prudenza, la parresia di parlare ai potenti con la forza della fede, della santità, della preghiera. Le armi che più contano! Le sole armi efficaci in un’epoca travagliata, che anche oggi, sotto i deliri di potenza, sotto l’aridità, sotto l’indifferenza nasconde una sete illimitata di giustizia, di pace, di spiritualità. E di queste armi ci ha reso incancellabile testimonianza il governo pastorale di Albino Luciani – Giovanni Paolo I».

La vicepresidente della fondazione Stefania Falasca ha pure dato rilievo alla scientificità del libro edito dalla fondazione, che ha esaminato anche appunti e block notes del Papa (alcune immagini della ricerca sono state proiettate dall’archivista Flavia Tudini). Falasca parla di sermo humilis in Luciani: dal parroco di Forno di Canale (oggi Canale d’Agordo), dove Luciani nacque nel 1912, ai suoi insegnanti nel Seminario di Feltre, a Giovanni XXIII che lo consacrò Vescovo, tutti gli raccomandarono di farsi capire. Ecco che Luciani può essere patrono della comunicazione nella Chiesa. La platea degli interventi ha visto anche il vescovo di Belluno-Feltre Renato Marangoni, il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e dell’Amico del Popolo (settimanale diocesano di Belluno Feltre) Carlo Arrigoni.

La montagna, il giornalismo e il sogno giovane di Giovanni Paolo I

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È ormai una tradizione nell’estate bellunese: ogni anno Avvenire sale nella diocesi di Belluno-Feltre per la “Festa della comunicazione in montagna”, organizzata in collaborazione con il settimanale diocesano L’Amico del Popolo. Per gli amici e i collaboratori del settimanale è l’occasione per incontrare il direttore del quotidiano cattolico e altri ospiti di rilievo, con i quali vengono approfonditi temi di attualità. D’altra parte è l’occasione per far conoscere agli ospiti qualche aspetto delle vallate dolomitiche.

Quest’anno la festa non poteva che intonarsi al ricordo di papa Giovanni Paolo I, che il 4 settembre sarà elevato all’onore degli altari. Il suo ricordo ben si incastona nei temi della comunicazione che ispirano la festa. Infatti il giovane “don Albino” presto manifestò una propensione per il giornalismo, fin dai tempi del ginnasio, quando l’insegnante di lettere lo incoraggiava: «Tu sai scrivere. Sforzati».

Lo ricordava da Papa, aggiungendo: «… m’ha aiutato; essendo piuttosto timido di natura, se non c’era questa spinta, forse non avrei fatto un po’ di bene». La passione per la comunicazione venne poi plasmata dal parroco don Carli, che diede ad Albino un’indimenticabile lezione. Verso la fine del liceo, chiese al seminarista un articolo per il bollettino parrocchiale: «Ne venne fuori un pistolotto lungo, pieno di fiori letterari», ricorderà molti anni dopo. Il parroco gli disse: «È ben scritto, ma è troppo lungo e difficile. Pensa che lo deve leggere la vecchietta, che sta in cima al paese. Provaci di nuovo, ma va a capo spesso, fa’ periodi corti con idee semplici, vestite di immagini ed esposte con parole facilissime».

Il primo appuntamento della festa – inserito nella rassegna culturale “Una montagna di libri” – è previsto per giovedì alle ore 18 a Cortina d’Ampezzo. Dopo i saluti dei direttori e del vescovo diocesano, sarà presentato il volume “Il Magistero. Testi e documenti del pontificato”, recentemente edito a cura della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, per restituire all’originaria freschezza i discorsi e i documenti di quel breve, ma intenso pontificato. La conversazione vedrà protagonisti il cardinale Pietro Parolin e Stefania Falasca, presidente e vicepresidente della Fondazione Vaticana.

La “Festa” continuerà l’indomani, venerdì 22 luglio, a Canale d’Agordo, paese natale del Papa. Alle ore 9.30 il vescovo Renato Marangoni presiederà la celebrazione dell’Eucaristia nella chiesa parrocchiale. Seguirà un momento di dialogo con il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Verrà anche presentato, per conto della diocesi che ha seguito la fase romana del processo canonico, un ritratto del futuro beato come “giornalista”. Quindi i partecipanti visiteranno a gruppi i luoghi significativi del paese: la chiesa parrocchiale, il Museo Papa Luciani, la casa in cui Albino nacque e venne battezzato. In conclusione, sulla strada del ritorno, una sosta per ammirare la chiesa di san Simon a Vallada Agordina e la “Schola dei Battuti”, di cui poche settimane fa è stato inaugurato il restauro.

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La montagna, il giornalismo e il sogno giovane di Giovanni Paolo I

È ormai una tradizione nell’estate bellunese: ogni anno Avvenire sale nella diocesi di Belluno-Feltre per la “Festa della comunicazione in montagna”, organizzata in collaborazione con il settimanale diocesano L’Amico del Popolo. Per gli amici e i collaboratori del settimanale è l’occasione per incontrare il direttore del quotidiano cattolico e altri ospiti di rilievo, con i quali vengono approfonditi temi di attualità. D’altra parte è l’occasione per far conoscere agli ospiti qualche aspetto delle vallate dolomitiche.

Quest’anno la festa non poteva che intonarsi al ricordo di papa Giovanni Paolo I, che il 4 settembre sarà elevato all’onore degli altari. Il suo ricordo ben si incastona nei temi della comunicazione che ispirano la festa. Infatti il giovane “don Albino” presto manifestò una propensione per il giornalismo, fin dai tempi del ginnasio, quando l’insegnante di lettere lo incoraggiava: «Tu sai scrivere. Sforzati».

Lo ricordava da Papa, aggiungendo: «… m’ha aiutato; essendo piuttosto timido di natura, se non c’era questa spinta, forse non avrei fatto un po’ di bene». La passione per la comunicazione venne poi plasmata dal parroco don Carli, che diede ad Albino un’indimenticabile lezione. Verso la fine del liceo, chiese al seminarista un articolo per il bollettino parrocchiale: «Ne venne fuori un pistolotto lungo, pieno di fiori letterari», ricorderà molti anni dopo. Il parroco gli disse: «È ben scritto, ma è troppo lungo e difficile. Pensa che lo deve leggere la vecchietta, che sta in cima al paese. Provaci di nuovo, ma va a capo spesso, fa’ periodi corti con idee semplici, vestite di immagini ed esposte con parole facilissime».

Il primo appuntamento della festa – inserito nella rassegna culturale “Una montagna di libri” – è previsto per giovedì alle ore 18 a Cortina d’Ampezzo. Dopo i saluti dei direttori e del vescovo diocesano, sarà presentato il volume “Il Magistero. Testi e documenti del pontificato”, recentemente edito a cura della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, per restituire all’originaria freschezza i discorsi e i documenti di quel breve, ma intenso pontificato. La conversazione vedrà protagonisti il cardinale Pietro Parolin e Stefania Falasca, presidente e vicepresidente della Fondazione Vaticana.

La “Festa” continuerà l’indomani, venerdì 22 luglio, a Canale d’Agordo, paese natale del Papa. Alle ore 9.30 il vescovo Renato Marangoni presiederà la celebrazione dell’Eucaristia nella chiesa parrocchiale. Seguirà un momento di dialogo con il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Verrà anche presentato, per conto della diocesi che ha seguito la fase romana del processo canonico, un ritratto del futuro beato come “giornalista”. Quindi i partecipanti visiteranno a gruppi i luoghi significativi del paese: la chiesa parrocchiale, il Museo Papa Luciani, la casa in cui Albino nacque e venne battezzato. In conclusione, sulla strada del ritorno, una sosta per ammirare la chiesa di san Simon a Vallada Agordina e la “Schola dei Battuti”, di cui poche settimane fa è stato inaugurato il restauro.

La montagna, il giornalismo e il sogno giovane di papa Giovanni Paolo I

È ormai una tradizione nell’estate bellunese: ogni anno Avvenire sale nella diocesi di Belluno-Feltre per la “Festa della comunicazione in montagna”, organizzata in collaborazione con il settimanale diocesano L’Amico del Popolo. Per gli amici e i collaboratori del settimanale è l’occasione per incontrare il direttore del quotidiano cattolico e altri ospiti di rilievo, con i quali vengono approfonditi temi di attualità. D’altra parte è l’occasione per far conoscere agli ospiti qualche aspetto delle vallate dolomitiche.

Quest’anno la festa non poteva che intonarsi al ricordo di papa Giovanni Paolo I, che il 4 settembre sarà elevato all’onore degli altari. Il suo ricordo ben si incastona nei temi della comunicazione che ispirano la festa. Infatti il giovane “don Albino” presto manifestò una propensione per il giornalismo, fin dai tempi del ginnasio, quando l’insegnante di lettere lo incoraggiava: «Tu sai scrivere. Sforzati».

Lo ricordava da Papa, aggiungendo: «… m’ha aiutato; essendo piuttosto timido di natura, se non c’era questa spinta, forse non avrei fatto un po’ di bene». La passione per la comunicazione venne poi plasmata dal parroco don Carli, che diede ad Albino un’indimenticabile lezione. Verso la fine del liceo, chiese al seminarista un articolo per il bollettino parrocchiale: «Ne venne fuori un pistolotto lungo, pieno di fiori letterari», ricorderà molti anni dopo. Il parroco gli disse: «È ben scritto, ma è troppo lungo e difficile. Pensa che lo deve leggere la vecchietta, che sta in cima al paese. Provaci di nuovo, ma va a capo spesso, fa’ periodi corti con idee semplici, vestite di immagini ed esposte con parole facilissime».

Il primo appuntamento della festa – inserito nella rassegna culturale “Una montagna di libri” – è previsto per giovedì alle ore 18 a Cortina d’Ampezzo. Dopo i saluti dei direttori e del vescovo diocesano, sarà presentato il volume “Il Magistero. Testi e documenti del pontificato”, recentemente edito a cura della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, per restituire all’originaria freschezza i discorsi e i documenti di quel breve, ma intenso pontificato. La conversazione vedrà protagonisti il cardinale Pietro Parolin e Stefania Falasca, presidente e vicepresidente della Fondazione Vaticana.

La “Festa” continuerà l’indomani, venerdì 22 luglio, a Canale d’Agordo, paese natale del Papa. Alle ore 9.30 il vescovo Renato Marangoni presiederà la celebrazione dell’Eucaristia nella chiesa parrocchiale. Seguirà un momento di dialogo con il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Verrà anche presentato, per conto della diocesi che ha seguito la fase romana del processo canonico, un ritratto del futuro beato come “giornalista”. Quindi i partecipanti visiteranno a gruppi i luoghi significativi del paese: la chiesa parrocchiale, il Museo Papa Luciani, la casa in cui Albino nacque e venne battezzato. In conclusione, sulla strada del ritorno, una sosta per ammirare la chiesa di san Simon a Vallada Agordina e la “Schola dei Battuti”, di cui poche settimane fa è stato inaugurato il restauro.

Energia e lavoro, il patto di Matera. «Nuovo tavolo di confronto con Eni»

Un nuovo patto, una ripartenza che sappia far coesistere, in Basilicata, l’irrinunciabile esigenza di estrarre petrolio e gas a quella di garantire il migliore utilizzo possibile delle risorse di compensazione messe a disposizione dalle aziende petrolifere – Eni in testa –, nel rispetto di esigenze ambientali e salute pubblica.

È quanto ha proposto il vescovo di Tursi-Lagonegro, Vincenzo Orofino, intervenendo nei giorni scorsi, a Matera, alla sesta Festa nazionale di Avvenire, promossa dalla Conferenza episcopale di Basilicata e dall’Associazione Giovane Europa. Una proposta subito accolta dall’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, presente all’evento assieme al cardinale Mauro Gambetti, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e arciprete di San Pietro, e allo stesso direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.

Un «segnale di attenzione» ai territori che ha suscitato non poco interesse in regione. Le comunità locali ora chiedono ai vertici della compagnia petrolifera di inaugurare un nuovo «percorso di condivisione» delle scelte produttive. Orofino, infatti, ha proposto a Desclazi un immediato confronto, un vero e proprio tavolo di lavoro, da tenersi a Viggiano, in Val d’Agri, l’area lucana nel cui sottosuolo si trova il più grande giacimento petrolifero dell’Europa continentale. «È fondamentale – ha dichiarato il presule lucano – che le royalties petrolifere generino un autentico e duraturo sviluppo che permetta al popolo lucano di guardare al futuro con una rinnovata progettualità e con un orizzonte di speranza, di generare l’unica grande ricchezza possibile: quella di creare opportunità lavorative concrete ai giovani del posto, arrestandone la fuga verso altre realtà attualmente più attrattive».

Descalzi, per parte sua, ha spiegato che «in Basilicata non ci accontentiamo di pagare royalties e tasse. Diamo anche un indennizzo per ogni barile e daremo 160 milioni di metri cubi di gas gratis a tutta la regione». Tra gli altri progetti, Eni ha lanciato nel 2019 il progetto Energy Valley, un polo agro-ambientale e tecnologico attraverso cui mette già a disposizione del territorio una serie di risorse e studi applicativi, oltre a interventi di sperimentazione agricola o percorsi ciclopedonali.

Reazioni positive al nuovo corso del dialogo tra la comunità lucana e il cane a sei zampe sono arrivate innanzitutto dai sindacati. «L’aspetto di grande valore e rilevanza è stato rappresentato dall’intervento del vescovo Orofino», con la sua «proposta unitaria di corresponsabilità tra la multinazionale, le istituzioni e le forze sociali per delineare il futuro e lo sviluppo della nostra regione», ha sottolineato il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. In particolare, secondo le parti sociali, va «raccolto positivamente» l’impegno a convocare un tavolo a Viggiano con Eni, «sulle scelte programmatiche che riguardano il nostro territorio e il nostro futuro».

Mentre per il segretario generale della Cisl lucana, Vincenzo Cavallo, «la disponibilità dell’azienda petrolifera a riaprire il confronto con le parti sociali è un buon segnale purché alle dichiarazioni d’intento facciano seguito atti concreti», visto che «il dialogo sul futuro della regione finora è stato discontinuo quando non del tutto assente». Anche la Uil, col segretario regionale Vincenzo Tortorelli, ha auspicato una «concertazione con le compagnie petrolifere su basi nuove. Fanno bene i vescovi ad evidenziare i sentimenti diffusi tra i lavoratori e le nostre comunità di amarezza e delusione perché il petrolio non ha dato le risposte attese soprattutto per l’occupazione e lo sviluppo dei nostri territori. È questo il momento di un confronto reale ed efficace con Descalzi», ha aggiunto.

«Quanto avvenuto alla Festa di Avvenire è un’apertura senza precedenti da parte di Descalzi, siamo pronti a raccogliere la sfida e la disponibilità di Eni per una crescita responsabile», ha evidenziato il presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma. E pronta a raccogliere le «nuove sfide» è anche la Regione Basilicata. Più in generale, ha rimarcato l’assessore regionale per le Politiche agricole, Francesco Cupparo, «i temi e le prospettive suscitate dalla Festa di Avvenire hanno lasciato il segno nelle coscienze della nostra comunità regionale».

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Energia e lavoro, il patto di Matera. «Nuovo tavolo di confronto con Eni»

Un nuovo patto, una ripartenza che sappia far coesistere, in Basilicata, l’irrinunciabile esigenza di estrarre petrolio e gas a quella di garantire il migliore utilizzo possibile delle risorse di compensazione messe a disposizione dalle aziende petrolifere – Eni in testa –, nel rispetto di esigenze ambientali e salute pubblica.

È quanto ha proposto il vescovo di Tursi-Lagonegro, Vincenzo Orofino, intervenendo nei giorni scorsi, a Matera, alla sesta Festa nazionale di Avvenire, promossa dalla Conferenza episcopale di Basilicata e dall’Associazione Giovane Europa. Una proposta subito accolta dall’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, presente all’evento assieme al cardinale Mauro Gambetti, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e arciprete di San Pietro, e allo stesso direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.

Un «segnale di attenzione» ai territori che ha suscitato non poco interesse in regione. Le comunità locali ora chiedono ai vertici della compagnia petrolifera di inaugurare un nuovo «percorso di condivisione» delle scelte produttive. Orofino, infatti, ha proposto a Desclazi un immediato confronto, un vero e proprio tavolo di lavoro, da tenersi a Viggiano, in Val d’Agri, l’area lucana nel cui sottosuolo si trova il più grande giacimento petrolifero dell’Europa continentale. «È fondamentale – ha dichiarato il presule lucano – che le royalties petrolifere generino un autentico e duraturo sviluppo che permetta al popolo lucano di guardare al futuro con una rinnovata progettualità e con un orizzonte di speranza, di generare l’unica grande ricchezza possibile: quella di creare opportunità lavorative concrete ai giovani del posto, arrestandone la fuga verso altre realtà attualmente più attrattive».

Descalzi, per parte sua, ha spiegato che «in Basilicata non ci accontentiamo di pagare royalties e tasse. Diamo anche un indennizzo per ogni barile e daremo 160 milioni di metri cubi di gas gratis a tutta la regione». Tra gli altri progetti, Eni ha lanciato nel 2019 il progetto Energy Valley, un polo agro-ambientale e tecnologico attraverso cui mette già a disposizione del territorio una serie di risorse e studi applicativi, oltre a interventi di sperimentazione agricola o percorsi ciclopedonali.

Reazioni positive al nuovo corso del dialogo tra la comunità lucana e il cane a sei zampe sono arrivate innanzitutto dai sindacati. «L’aspetto di grande valore e rilevanza è stato rappresentato dall’intervento del vescovo Orofino», con la sua «proposta unitaria di corresponsabilità tra la multinazionale, le istituzioni e le forze sociali per delineare il futuro e lo sviluppo della nostra regione», ha sottolineato il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. In particolare, secondo le parti sociali, va «raccolto positivamente» l’impegno a convocare un tavolo a Viggiano con Eni, «sulle scelte programmatiche che riguardano il nostro territorio e il nostro futuro».

Mentre per il segretario generale della Cisl lucana, Vincenzo Cavallo, «la disponibilità dell’azienda petrolifera a riaprire il confronto con le parti sociali è un buon segnale purché alle dichiarazioni d’intento facciano seguito atti concreti», visto che «il dialogo sul futuro della regione finora è stato discontinuo quando non del tutto assente». Anche la Uil, col segretario regionale Vincenzo Tortorelli, ha auspicato una «concertazione con le compagnie petrolifere su basi nuove. Fanno bene i vescovi ad evidenziare i sentimenti diffusi tra i lavoratori e le nostre comunità di amarezza e delusione perché il petrolio non ha dato le risposte attese soprattutto per l’occupazione e lo sviluppo dei nostri territori. È questo il momento di un confronto reale ed efficace con Descalzi», ha aggiunto.

«Quanto avvenuto alla Festa di Avvenire è un’apertura senza precedenti da parte di Descalzi, siamo pronti a raccogliere la sfida e la disponibilità di Eni per una crescita responsabile», ha evidenziato il presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma. E pronta a raccogliere le «nuove sfide» è anche la Regione Basilicata. Più in generale, ha rimarcato l’assessore regionale per le Politiche agricole, Francesco Cupparo, «i temi e le prospettive suscitate dalla Festa di Avvenire hanno lasciato il segno nelle coscienze della nostra comunità regionale».