Jesolo ricorda Carlo Acutis, «grande mistico» di soli 15 anni

Un ragazzo di 15 anni può raccogliere in piena estate centinaia di persone interessate ai temi della fede, dell’educazione dei giovani e del web: lo si è capito mercoledì scorso nella serata di Avvenire a Jesolo, voluta dalle parrocchie della cittadina del litorale veneziano guidate dal parroco don Lucio Cilia. La figura di Carlo Acutis, patito di informatica e internet come “strumenti di Vangeloâ€, morto nel 2006 per una leucemia fulminante e di cui è in corso la causa di beatificazione, è stata al centro del dibattito svoltosi in piazza Marconi e moderato da Giorgio Malavasi del settimanale diocesano Gente Veneta.

“Non io ma Dio, Carlo lo ripeteva sempre – ha raccontato Sidi Perin, suo padrino di cresima -. Con la sua vita straordinaria, per molti aspetti simile a quella di tanti suoi coetanei, ci ha trasmesso che la vera felicità consiste nell’essere in amicizia e in unione conDio. Cercava di valorizzare in tutte le persone il progetto unico di Dio. Una sua frase era: tutti nasciamo originali ma rischiamo di morire come fotocopieâ€.

Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, ha ricordato il primo “incontro†con Acutis nel cimitero di Assisi: “Nella sua tomba, vicina a quella dei miei genitori, c’è un’anfora di ceramica con il coperchio aperto che consente di inserire dei bigliettini. Ha una corrispondenza, reale, con la gente che va a trovarlo, lascia messaggi e dialoga con lui. Un ragazzo totalmente del nostro tempo,capace di usare tutti i mezzi che usano i ragazzi e al tempo stesso con uno sguardo diverso, imprevedibile, sconvolgente. Una persona così attraeâ€. Per Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, Carlo Acutis “dimostra che il web è un ambiente che può essere vissuto molto bene. Come? Traendo dalla sua esperienza due dimensioni: la critica e la testimonianza. In lui vedo il Frassati del nostro tempo. Mi ha colpito la sua attenzione agli altri, ai piccoli. Ci teneva al rapporto personaleâ€. Il dialogo poi si allarga: dalle sanzioni europee a Google all’utilizzo di internet da parte dei ragazzi, dalle “bufale†alle “verità minuscole†che spopolano in rete con la necessità di verificare tutto e sempre, attingendo a più fonti. Il web per Tarquinio è “luogo di libertà: o è responsabile o non è libertà vera. Bisogna starci. Il problema è mantenere l’aggancio alla realtà.E poi il linguaggio: il web è diventato ricettacolo di un modo di esprimersi drammatico e aggressivo, triviale, che tracima nelle lettere, nei titoli dei giornali, nei commenti e nel dibattito politicoâ€. Ai giornali resta il compito di “dare chiavi di lettura con tutte le disarmonie, le asprezze e le facce della vita che bisogna saper raccontare, senza fermarsi solo a quelle deteriori. Il giornalismo vero rompe le scatole e libera lo sguardo su tutti gli aspetti della realtàâ€. Ma cosa resterà – si è chiesto Vian – di quanto si scrive oggi e delle banche dati? “Nella biblioteca vaticana ci sono manoscritti della Bibbia di 16 secoli fa perfettamente conservati. Ora abbiamo difficoltà a leggere i dischetti di anni fa…â€.

Ha chiuso la serata il Patriarca Francesco Moraglia che è tornato su Carlo Acutis: “Questo ragazzo è quasi inspiegabile, un prodotto della grazia di Dio. Mi chiedo se non sia da considerare un grande mistico che ha compreso, sull’eucaristia e sulla suavita, qualcosa che solamente Dio poteva dirgli. Ha saputo gestire la preghiera, la carità, il tempo per gli altri e la cordialità verso la gente con la capacità di frequentare il mondo della comunicazione con quella completezza che ogni cristiano dovrebbe dare al suo tempo oggi: uomini e donne che sanno stare a loro agio nel mondoâ€.