Servono “samaritani” per battere le mafie: come don Puglisi

Monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, lo dice con dolcezza implacabile: «Troppo spesso il nostro cristianesimo resta sulle nuvole, non diventa vita, non ispira le nostre scelte. Anche perché, a differenza del samaritano, noi non ci soffermiamo a guardare, non cerchiamo di comprendere quello che accade davanti a noi, siamo restii a farcene carico».

Nella giornata alla riflessione sui rapporti fra Chiesa e società, la festa dei media Cei ha scelto sabato di misurarsi con la parabola che più di ogni altra richiama alla responsabilità. «Ossia al dovere e alla necessità di rispondere con coerenza», ricorda Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia nella conversazione guidata da Arianna Ciampoli, volto tra i più noti di Tv2000. Partecipa al dibattito anche l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, che ha personalmente patrocinato l’iniziativa di Insieme per passione, la manifestazione che in questi giorni ha riunito a Terrasini, a pochi chilometri da Palermo, i rappresentanti di Avvenire, dell’agenzia di stampa Sir, di InBlu Radio e della stessa Tv2000. Ed è proprio monsignor Pennisi a insistere sull’inquietudine che tuttora le parabole riescono a suscitare.

La posizione più severa è quella di Morra, in Sicilia per partecipare alle commemorazioni di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993. «Purtroppo – afferma il senatore del M5s – non tutti gli uomini di Chiesa sono stati all’altezza della sua testimonianza. C’è chi ha preferito volgere lo sguardo altrove, chi addirittura si è macchiato di complicità e connivenza. È vero, del resto, che questo non riguarda il solo contesto ecclesiale. La cultura, l’istruzione, il senso di responsabilità sono i peggiori nemici della mafia. Che si sconfigge anche con il sorriso, come ci insegna appunto il sacrificio di don Puglisi». «Per lui – aggiunge monsignor Pennisi, che lo ha conosciuto personalmente – la vocazione del cristiano si esprimeva naturalmente nella società: non si trattava di un’esperienza riservata a pochi eletti, ma di una chiamata universale».

Monsignor Peri invita a non scoraggiarsi per l’apparente penuria di samaritani: «Ce n’è sempre stato uno solo, Gesù stesso; non dobbiamo far altro che metterci in ascolto, per cercare di capire che cosa ci sta chiedendo. Ma non possiamo farlo senza appellarci all’intelligenza, senza interrogarci sul modo in cui una parabola, e l’intero Vangelo, mettono in discussione le nostre decisioni quotidiane».